mercoledì 2 marzo 2011

Dario Fo - La leggenda dell'ostrica e della perla


Il giovane di Tunisi
che nero come un’ostrica
di lei s’innamorò,
aveva gli occhi d’onice,
il corpo d’una statua,
lo sguardo d’una vergine
per tanto ch’era timido:
perciò s’innamorò
di lui s’innamorò.
Leonora più che candida,
l’infanta di pastiglia,
la pelle di magnolia,
l’orecchie di conchiglia,
di lui s’innamorò,
di lui s’innamorò;
del giovane di Tunisi
che nero più d’un ostrica,
vedendola sbianco.
Le braccia di quell’ostrica
intorno a lei si schiusero.
Con labbra che tremavano
Leonora più che candida
La bocca gli donò,
la bocca gli donò.
Ma dal torrion la videro
tre suoi fratelli pallidi.
Le frecce lampeggiarono:
il giovane di Tunisi
nel mar con lei piombò.
Piombò con lei stringendola,
lui nero come un’ostrica,
con lei si sprofondò,
lei madreperla pallida.
Il negro in fondo al mare
Si chiuse come un’ostrica,
di morte nel pallore
lei perla diventò.

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